Il duetto Cruz-Castellito è stato l'aperitivo del Festival aprendo di fatto la sesta edizione del Festival del Film di Roma. I due attori, impegnati nella lavorazione del nuovo film di Castellito tratto dal libro di Margaret Mazzantini “Venuto al mondo”, si sono cimentati prima in un incontro a due e poi ad una conversazione a quattro, con Emile Hirsch e la stessa scrittrice, Margaret Mazzantini.
La pellicola, che sarà nelle sale il prossimo autunno, vede, dopo l’esperienza con “Non ti muovere”, di nuovo la coppia Cruz-Castellito e lo stesso attore in veste di regista. Il grande amore tra la borghese Gemma (Cruz) ed il fotografo Diego (Hirsch), una storia che parte da Genova per arrivare a Roma incrociando l'assedio di Sarajevo, nell'accanita ricerca della maternità.
"Significativo che mi sia capitato un ruolo di questo genere proprio dopo la nascita di mio figlio, l'esperienza più forte che ho avuto nella vita. – ha affermato la Cruz – Sento di avere una grossa responsabilità nel fare questo film molto complesso, mi sto impegnando perché so quanto il libro è amato dalla gente. Castellitto sa come far lavorare un attore, anche lui lo è, nel film fa mio marito. Dà spazio, ma non ti lascia mai solo. Ha la capacità di entrare ed uscire nel ruolo con una rapidità incredibile, anche cento volte al giorno".
La scrittrice dal canto suo ammette di amare i dettagli e di preferire restare nell’ombra, nelle retrovie: "Mi piace vedere il dettaglio. È stato duro scrivere questo libro con una donna come Gemma che si apre all'improvviso a un amore folle che la rende quasi un animale primitivo. E' miserabile e dea".
Mentre Castellitto rivela una maggiore facilità nel girare a Sarajevo rispetto a Roma, dove ottenere i permessi è molto più complicato: "Siamo stati a Sarajevo solo tre giorni cinque anni fa, al ritorno Margaret ha iniziato a scrivere il romanzo. Ci sono tornato poi per i sopralluoghi prima del film. E' una città che ti lascia dolore ma anche rabbia per ciò che è accaduto. Non è stata la guerra dei carrarmati ma dei bambini uccisi". Quando viene chiesto perché la scelta di Emile Hirsch, Castellito risponde: "Abbiamo subito pensato a lui.
Lo sguardo di Emile è lo sguardo di Diego, ha una purezza ed una straordinaria saggezza, è di una docilità e di una indipendenza artistica eccezionale". "E' un film di passione senza essere particolarmente sensuale, Diego è uno spirito libero" ribatte l’attore americano, perfettamente a suo agio difronte ad una gremita sala dell’Auditorium Parco della Musica.
Sonia Serafini